SASSARI: FERMIAMO IL DEGRADO ARCHITETTONICO E URBANISTICO di Federico Francioni



Nelle scorse settimane a Sassari, in via Oriani, è stata implacabilmente rasa al suolo “Villa Juanita”, progettata dall’architetto Antonio Simon Mossa (1916-1971), figura poliedrica e geniale di architetto, intellettuale, animatore ed organizzatore della cultura sardista-indipendentista. La sua salda visione politica non gli impediva certo di essere cosmopolita e favorevole ad un’Europa dove le nazioni senza Stato potessero finalmente figurare con una loro piena soggettività. Poliglotta, era particolarmente in sintonia con le istanze di liberazione della nació catalana che oggi si batte per vedere finalmente riconosciuto il proprio insopprimibile e legittimo dret a decidir.
Simon - lo ha chiarito l’architetto algherese Giovanni Oliva - vedeva nella pianificazione un “baluardo contro i balordi” e gli speculatori. Nel 1919 Sassari contava circa 2600 edifici - costruiti in quasi 600 anni - aumentati addirittura di ben sei volte negli ultimi cinquant’anni, senza che a tale incremento abbia corrisposto una crescita, in proporzione, del numero degli abitanti (cfr. S. Roggio, Sassari immersa nel suo blob, “Il Manifesto”, 13 febbraio 2014).

All’abbandono ed al degrado del centro storico, all’espansione edilizia in un agro, come quello comunale, che è tra i più vasti di tutti i Comuni italiani (e che tale permane, nonostante da tempo Stintino abbia conquistato l’autonomia) si sono aggiunti altri fenomeni deteriori come la demolizione di alcune ville liberty che qualificavano il contesto urbanistico, architettonico ed artistico sassarese (ben illustrato in un volume,  Sassari tra liberrty e déco, pubblicato nel 1987 e contenente scritti di Giuliana Altea, Elena Cenami, Giovanni Maciocco, Marco Magnani, Francesco Manconi e Piersimone Simonetti, con fotografie di Sebastiano Piras).

L’abbattimento di “Villa Juanita” rappresenta un altro obbrobrio che fa sparire una costruzione, con all’interno un vasto spazio verde, prossima al centro attivo cittadino, esempio qualificante di quello stile mediterraneo - e sostenibile dall’ambiente - tanto caro al professionista sassarese. Anche villa Cordella, nella vicina via Abozzi - progettata nello stesso studio tecnico di Simon da un suo amico e collega, l’architetto Gianfranco Marras - ha subito, come “Villa Juanita”, l’azione delle ruspe.
Lo scempio in atto va fermato. Il riordinamento del vasto archivio di Antonio Simon, condotto dal figlio Pietro, dall’architetto Andrea Faedda - rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione “Mastros-Segni e progetti per la città mediterranea” - e da altri giovani, valorosi professionisti consentirà di esibire alla Soprintendenza ed al Comune quei materiali che dovranno fungere da supporto per i non più rinviabili provvedimenti di vincolo e tutela. Senza questi, vandalismo edilizio e degrado contribuiranno a cancellare l’originale personalità del nostro centro ed a gettare ancor più i sassaresi e i sardi nell’alienazione socioculturale, nonché in una sempre più accentuata dipendenza, innanzitutto psichica e psicotica. 
Nelle immagini che pubblichiamo “Villa Juanita” o “Juannita”, come volle chiamarla lo stesso Simon.
(Per chi volesse approfondire, Antonio Simon Mossa dall’utopia al progetto, a cura di Federico Francioni e Giampiero Marras, Condaghes, Cagliari, 2003).












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